TurismoL'Overtourism non esiste: il concetto fuorviante che sta ingannando tutti

L’Overtourism non esiste: il concetto fuorviante che sta ingannando tutti

II falso mito dell’Overtourism: un’idea imprecisa che altera la percezione del turismo e nasconde le vere sfide da affrontare. Ecco cosa nessuno racconta.

di Ruben Santopietro

Negli ultimi anni, il termine “overtourism” è diventato un’espressione ricorrente nei dibattiti sul turismo. Viene spesso utilizzato per descrivere il presunto eccesso di turisti in alcune destinazioni, suggerendo che città e luoghi di interesse siano irrimediabilmente sopraffatti da flussi turistici insostenibili. Tuttavia, questa visione è imprecisa e fuorviante.

L’idea di “overtourism” implica che il turismo, in sé, sia il problema. Ma il turismo non è mai eccessivo in senso assoluto: è la sua gestione che può essere inadeguata. Affermare che una destinazione è “troppo turistica” significa ignorare il fatto che la congestione riguarda solo alcune aree specifiche e determinati periodi dell’anno, mentre altre zone rimangono quasi vuote. Il turismo non è mai realmente onnipresente, ma piuttosto mal distribuito.

Un problema di gestione, non di numeri

Come CEO di Visit Italy, ho avuto modo di osservare da vicino come il turismo venga spesso percepito come un nemico piuttosto che come un’opportunità. Questa narrazione errata alimenta fenomeni come la turismofobia, portando alcuni residenti e amministrazioni a vedere i visitatori come una minaccia piuttosto che come una risorsa. Il problema non è il numero assoluto di visitatori, ma la loro distribuzione spaziale e temporale. Il termine “overtourism” prova a spiegare questo fenomeno, ma fallisce perché non offre alcuna soluzione e si limita a descrivere una situazione di disagio.

Secondo dati recenti, il 70% degli arrivi stranieri si concentra su appena l’1% del territorio italiano. Questo squilibrio non significa che ci siano “troppi” turisti, ma che sono concentrati in poche aree, creando disagi per i residenti e per gli stessi viaggiatori. Il problema vero non è la quantità di turismo, ma la sua concentrazione e la mancata pianificazione di una strategia di redistribuzione.

Unbalanced Tourism: il vero problema

Una rappresentazione più accurata della realtà delle città turistiche italiane non è quella di una destinazione completamente congestionata, ma di una città con alcune aree affollate e altre quasi deserte. Questo fenomeno potrebbe essere definito correttamente con il termineunbalanced tourism”, ovvero turismo sbilanciato, più che con il termine overtourism.

Il turismo sbilanciato, spiega esattamente la situazione che viviamo. Si verifica quando i visitatori si concentrano tutti negli stessi luoghi e negli stessi periodi, mentre altre aree rimangono poco valorizzate. Per esempio, le città d’arte italiane vedono un afflusso turistico massiccio nei loro centri storici, mentre molti quartieri circostanti restano ignorati. Questo non è un problema di “troppo turismo”, ma di scarsa gestione dei flussi, appunto di turismo sbilanciato.

Le conseguenze per le città e i residenti

Se non si adottano misure adeguate, l’unbalanced tourism potrebbe rendere le città d’arte italiane inaccessibili entro il 2030. I residenti si sentono sempre più esclusi da alcune aree delle proprie città, poiché la sostenibilità turistica viene spesso valutata solo in termini di esperienza dei visitatori, tralasciando la qualità della vita locale. Alcuni quartieri sono ormai percepiti come riserve turistiche, e chi li abita si rassegna alla loro trasformazione.

Ma il turismo può (e deve) essere gestito diversamente. Le destinazioni non devono limitarsi a subire il flusso dei visitatori, bensì pianificarlo, distribuendolo in modo equilibrato e sostenibile nello spazio e nel tempo. Un esempio concreto potrebbe essere l’introduzione di incentivi per i visitatori che esplorano attrazioni meno frequentate. Ad esempio, si potrebbe scontare il biglietto delle principali attrazioni turistiche per chi dimostra di aver visitato almeno una o due destinazioni minori. Immaginiamo un Colosseo accessibile solo a chi ha prima visitato un sito archeologico meno noto: questo incentiverebbe una distribuzione più equa dei flussi turistici senza imposizioni.

Allo stesso modo, potrebbero essere introdotti sistemi di prenotazione che favoriscano una migliore gestione delle capacità di carico. Alcune città hanno sperimentato tariffe flessibili per le attrazioni turistiche in base agli orari e alla stagionalità, incentivando visite in periodi meno affollati. Un’altra soluzione potrebbe essere la creazione di percorsi turistici alternativi, promossi con campagne di marketing territoriale, per deviare parte del traffico turistico dalle aree più congestionate.

In Visit Italy abbiamo lanciato un trend per ispirare i viaggiatori a scoprire anche mete nuove. Un esempio concreto è questo contenuto social che mostra la congestione di turisti alla Fontana di Trevi, confrontandola con un luogo meraviglioso a solo un’ora di distanza, completamente privo di folle. Questo tipo di contenuti non solo sensibilizza i viaggiatori, ma li ispira a scoprire destinazioni meno conosciute e contribuisce a riequilibrare i flussi.

La soluzione: un modello di crescita organica

Un esempio da cui le città potrebbero trarre ispirazione è quello dei parchi a tema, che crescono organicamente e investono in nuove aree quando la loro capacità di carico si esaurisce. Allo stesso modo, le destinazioni turistiche dovrebbero adottare una strategia simile, creando nuovi poli di attrazione per distribuire i flussi turistici in modo più equo.

Pensiamo a una città come Roma: il centro storico è sovraffollato, mentre quartieri straordinari come Garbatella, Ostiense o Tor Marancia rimangono poco frequentati dai turisti. Se queste aree venissero valorizzate efficacemente, anche con con strategie di marketing mirate, si potrebbe ridurre la pressione sul centro, migliorando la qualità della visita per tutti, residenti e viaggiatori.

Ripensare il turismo: i turisti non possono avere le città

È evidente che il modello attuale non funziona. Dobbiamo ripensare il turismo partendo da un presupposto chiaro: le città possono avere i turisti, ma i turisti non possono avere le città.

In Visit Italy, supportiamo sia piccole che grandi destinazioni in percorsi di promozione sostenibile, lavorando con realtà diverse, da Arezzo a Courmayeur, dalla Sardegna ai piccoli comuni della Regione Marche. Il nostro obiettivo è aiutare i territori a valorizzare le loro unicità e distribuire i flussi turistici in modo più equilibrato.

L’unico modo per evitare una standardizzazione dell’esperienza turistica e la perdita di autenticità è preservare la qualità della vita dei residenti, i veri custodi dell’identità di un luogo. Un turismo sostenibile non può prescindere dal benessere delle comunità locali.

Se un luogo è vivibile per chi ci abita, diventerà naturalmente attrattivo anche per chi lo visita. È questa la vera chiave per un turismo che sia sostenibile, equilibrato e capace di generare valore per tutti.

Ruben Santopietro
Ruben Santopietro
Imprenditore ed esperto in marketing territoriale, Santopietro è il CEO di Visit Italy, la principale piattaforma indipendente per la promozione dell’Italia a livello globale. Visit Italy è una media company che racconta l’eccellenza del paese, informando i viaggiatori sui migliori luoghi ed esperienze da non perdere. La piattaforma ha una vasta community online di oltre 4,1 milioni di viaggiatori e lavora per supportare destinazioni e aziende nella pianificazione di campagne di marketing del territorio ad alto valore e basso impatto. Nel tempo libero, coltiva la sua passione per l'arte, l'attività fisica e l'esplorazione dei luoghi più affascinanti del mondo.