Dal 2025 accesso limitato alle Tre Cime di Lavaredo. Una misura necessaria per fermare l’overtourism o una nuova frontiera dell’esclusività?
di Domenico Maschio
Dal 2025 per ammirare da vicino le Tre Cime di Lavaredo non basterà più arrivare in auto e trovare parcheggio. Sarà infatti obbligatorio prenotare in anticipo, un cambiamento epocale per uno dei luoghi più iconici delle Dolomiti. L’obiettivo? Fermare l’overtourism che sta soffocando questo fragile ecosistema montano. Ma la misura, seppur necessaria, solleva anche dubbi e polemiche.
Numeri insostenibili: perché era inevitabile intervenire alle Tre Cime di Lavaredo

Durante i picchi estivi, le Tre Cime di Lavaredo vengono letteralmente prese d’assalto: si contano fino a 14.000 visitatori al giorno. Secondo gli studi del Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Fondazione Dolomiti UNESCO, il limite di sostenibilità ambientale sarebbe molto più basso: 2.700-3.000 persone al giorno per un parco naturale, massimo 7.500 per un’area escursionistica. Per garantire una qualità di visita accettabile, il tetto ideale scenderebbe a 4.000. Numeri che raccontano da soli un equilibrio infranto.
Gli effetti? Erosione dei sentieri, disturbo alla fauna, traffico caotico, inquinamento atmosferico e acustico. Senza contare l’impatto sulla vita dei residenti e il rischio concreto di perdere lo status di Patrimonio UNESCO.
Come funzionerà il numero chiuso?
Al momento non esistono ancora dettagli ufficiali definitivi, ma il sistema dovrebbe prevedere:
- Prenotazione obbligatoria online
- Quote giornaliere di accesso
- Potenziamento del trasporto pubblico (bus navetta da Misurina e Dobbiaco)
- Incentivi alla mobilità dolce (a piedi o in bici)
- Ipotesi di una cabinovia da Misurina ancora in fase di discussione
Molti aspetti organizzativi sono ancora in fase di definizione da parte delle autorità competenti. La chiarezza su costi, modalità di prenotazione e criteri di accesso sarà essenziale per garantire un’applicazione efficace ed equa della misura.
Il pedaggio per le auto (30€ nel 2024, con validità 12h) potrebbe aumentare a 40€ nel 2025, e si affiancherà probabilmente a un costo per la prenotazione. L’accesso sarà gratuito per disabili e ciclisti.
Turismo sostenibile o montagna per pochi?
La misura è vista da molti come un passo necessario verso un turismo più responsabile. Ma c’è chi teme che si traduca in esclusione: tra prenotazioni online, costi aggiuntivi e disponibilità limitate, saranno avvantaggiati solo i più digitalizzati, organizzati o economicamente benestanti.
Il rischio? Trasformare le Dolomiti in una destinazione d’élite, dove l’accesso diventa un privilegio più che un diritto. Un effetto collaterale da non sottovalutare.
Casi simili in Italia e nel mondo
Le Tre Cime di Lavaredo non sono un’eccezione. In Italia, misure simili sono state adottate:
- A Venezia, con il contributo d’accesso
- Al Lago di Braies, con prenotazioni obbligatorie per parcheggi e navette
- Sull’Alpe di Siusi, con limitazioni al traffico privato
- In Sardegna, con numero chiuso in alcune spiagge
Anche all’estero il tema è caldo. Negli USA, molti parchi nazionali (come Yosemite e Rocky Mountain) hanno introdotto i “Timed Entry Permits“. In Nepal e Polonia si sperimentano sistemi avanzati di monitoraggio flussi.
La sfida della comunicazione delle Tre Cime di Lavaredo
Spiegare bene il perché del numero chiuso sarà cruciale. Se percepita come una misura punitiva o elitaria, può danneggiare l’immagine stessa della destinazione. Serve trasparenza, empatia e chiarezza. Solo così si potrà costruire una narrazione efficace di tutela e responsabilità condivisa.
Le Tre Cime di Lavaredo si preparano a diventare il laboratorio di un nuovo modello turistico. Meno basato sul volume, più sulla qualità. Ma sarà fondamentale evitare che sostenibilità faccia rima con esclusività. Serve una gestione equilibrata, inclusiva e ben comunicata. Limitare gli accessi può essere una soluzione, ma rischia di non essere sufficiente da sola.
Come marketing manager di Visit Italy, sono convinto che campagne di marketing territoriale ben mirate, come quella che abbiamo realizzato per il progetto “Salude & Trigu” in Sardegna, dimostrano che una strategia efficace può anche passare per la redistribuzione dei flussi, spostando l’attenzione da mete sovraffollate a territori meno noti ma ugualmente ricchi di valore.
Incentivare percorsi alternativi, costruire connessioni intelligenti tra le attrazioni e offrire vantaggi a chi sceglie strade meno battute sono politiche che aiutano a distribuire la pressione e a generare valore diffuso anche per i piccoli comuni. Ma perché queste strategie funzionino, serve una regia unitaria, capace di tenere insieme tutela ambientale, economia locale e qualità dell’esperienza.