TurismoOvertourism nel mondo: come lo stanno affrontando all'estero

Overtourism nel mondo: come lo stanno affrontando all’estero

Come le destinazioni stanno affrontando l’overtourism e ripensando i flussi turistici verso un modello più sostenibile ed equilibrato.

di Ruben Santopietro

Il turismo è cambiato. E con esso il modo in cui le comunità accolgono i viaggiatori. Da qualche anno una parola è entrata nel lessico delle destinazioni più visitate: overtourism. Un fenomeno complesso, fatto di troppi visitatori in spazi limitati, risorse sotto pressione e residenti che faticano a riconoscere i propri luoghi. È la faccia meno raccontata del turismo, oggi al centro del dibattito sulla sostenibilità.

Ma il vero nodo è più profondo: si chiama unbalanced tourism, un turismo sbilanciato, che concentra flussi enormi in poche destinazioni, in determinati periodi dell’anno, lasciando vaste aree e stagioni escluse dai benefici del settore. Il risultato? Affollamenti e deserti, squilibri economici e sociali, pressione crescente sulle comunità locali. In Italia, ad esempio, il 70% dei visitatori stranieri si concentra sull’1% del territorio nazionale.

Come CEO di Visit Italy, vedo ogni giorno quanto le destinazioni abbiano bisogno di ripensare i propri modelli. Con il nostro team stiamo affiancando numerose amministrazioni che vogliono costruire un turismo più equilibrato e sostenibile. I piccoli comuni delle Marche, Arezzo, Genova, Tropea o Ragusa sono solo alcuni esempi dei territori con cui collaboriamo per promuovere un turismo diffuso, valorizzare le comunità locali e destagionalizzare i flussi.

Il caso Giappone: educare, non limitare

Se l’Italia convive con questo fenomeno da anni, altre realtà lo stanno sperimentando ora. Il Giappone, ad esempio, ha visto un aumento esponenziale degli arrivi dopo la pandemia: dai 10 milioni di visitatori di dieci anni fa ai 35 milioni del 2024. Si prevede che quest’anno si supereranno i 40 milioni, spinti da un yen favorevole e dall’effetto Expo 2025 a Osaka. Ma il Giappone ha reagito all’overtourism a modo suo: non con limitazioni drastiche, né con proteste, ma con un tentativo di educazione culturale verso i visitatori.

Dalle guide comportamentali sui trasporti pubblici fino agli inviti ad abbandonare i bagagli ingombranti, il messaggio è chiaro: “Comportatevi come noi”. Non chiudono le porte, ma chiedono rispetto per il proprio modello di società. E offrono un’alternativa concreta al turismo di massa: promuovono destinazioni meno frequentate, incoraggiando i visitatori a scoprire il volto autentico del Paese, al di là delle immagini da cartolina di Kyoto o Tokyo.

Questa è una risposta intelligente al turismo sbilanciato: distribuire i flussi sia nello spazio che nel tempo, per alleggerire la pressione sui luoghi più iconici e valorizzare aree meno battute. Ecco la Travel Etiquette diffusa dall’Agenzia nazionale del turismo giapponese:

Le strategie nel resto del mondo

Molte destinazioni stanno cercando soluzioni per riequilibrare il turismo.

Amsterdam ad esempio ha intrapreso misure radicali che hanno trasformato la città da una meta turistica low cost a una destinazione premium. Dal luglio 2023, la città ha vietato l’attracco delle navi da crociera nel centro cittadino per ridurre l’impatto ambientale e il sovraffollamento. Inoltre, ha limitato la costruzione di nuovi hotel e ha lanciato campagne pubblicitarie mirate (come la celebre stay away) per dissuadere comportamenti antisociali, come le feste di addio al celibato e pub crawl, in particolare tra i turisti britannici. Queste misure hanno cambiato l’esperienza turistica di Amsterdam, trasformandola in una destinazione più esclusiva, mirata a un turismo di qualità. L’obiettivo è ridurre il numero di turisti notturni e migliorare la qualità della vita dei residenti, creando così un equilibrio più sano tra residenti e visitatori.

La Spagna affronta il fenomeno dell’overtourism (identificato dagli spagnoli con il termine “turismofobia“) in città come Barcellona, implementando diverse politiche per contrastare i suoi effetti negativi sulla comunità locale. Una misura significativa è la revoca, entro il 2028, delle licenze per oltre 10.000 appartamenti destinati agli affitti brevi. Questa decisione mira a ridurre la pressione sul mercato immobiliare e a garantire una maggiore disponibilità di alloggi per i residenti. Inoltre, la città ha introdotto una tassa aggiuntiva per i turisti provenienti dalle crociere che soggiornano meno di 12 ore, con l’obiettivo di disincentivare il turismo mordi e fuggi e promuovere un turismo più responsabile. Ad aprile, è stata eliminata una linea di autobus (la 116) da applicazioni come Google Maps per ridurre l’afflusso di turisti nel quartiere del Park Güell, migliorando così la qualità della vita dei residenti.

La Nuova Zelanda, invece, ha scelto di coinvolgere direttamente i visitatori, con il patto morale del Tiaki Promise: prenditi cura del nostro Paese, della nostra gente, della nostra cultura. Non è solo una questione ambientale, ma di responsabilità verso l’equilibrio di un intero sistema.

In Thailandia, alcune isole hanno imposto chiusure stagionali per proteggere gli ecosistemi. Maya Bay, ad esempio, è diventata il simbolo di come una destinazione può riprendersi dal turismo eccessivo se si dà il tempo alla natura di guarire. Anche qui si cerca di diversificare, spostando i flussi verso zone meno fragili.

“Solo dove il benessere dei residenti è alto, l’esperienza turistica potrà essere altrettanto alta. Senza questa base, l’equazione non funziona.”

Quali soluzioni per affrontare il fenomeno in Italia?

Il turismo in Italia si trova di fronte a una sfida urgente: come arginare l’overtourism senza sacrificare la qualità dell’esperienza per i visitatori o il benessere delle comunità locali. Il problema non riguarda solo il numero di turisti, ma la loro distribuzione nel tempo e nello spazio. Invece di concentrarsi sempre sulle stesse destinazioni e nei periodi di alta stagione, è necessario raccontare nuovi luoghi, nuove stagioni e proporre esperienze autentiche lontane dal turismo di massa.

In questa direzione, molte destinazioni italiane stanno già intraprendendo un percorso di valorizzazione delle aree meno conosciute e di promozione di un turismo più diffuso. Come Visit Italy, supportiamo le amministrazioni locali in questo processo, lavorando insieme per promuovere la destagionalizzazione, incentivare la scoperta di borghi e percorsi alternativi, e valorizzare le tradizioni locali. Ad esempio, abbiamo lanciato un trend sui social proprio per promuovere le destinazioni meno conosciute, partendo dai luoghi più congestionati delle principali città.

La soluzione all’overtourism non sta sempre nell’abbattere i numeri, ma nel ridistribuirli in modo più equilibrato. Un esempio concreto è il progetto “Salude & Trigu” che seguiamo in Sardegna, che sta depolarizzando i flussi turistici, spostandoli dalla costa verso l’entroterra, con un incremento del 33% delle presenze in quattro anni. Altre politiche, come l’introduzione di sconti per chi visita attrazioni meno conosciute prima di accedere a quelle più famose, possono incentivare una distribuzione più equilibrata dei flussi turistici. Ad esempio, immaginiamo di offrire uno sconto o un “salta fila” sul biglietto del Colosseo a chi visita prima Ostia Antica, un sito archeologico straordinario ma meno frequentato.

In questo scenario, la qualità della vita dei residenti diventa un elemento chiave. I residenti sono i custodi dell’identità di un luogo: quando vivono male e sono costretti a lasciare, la destinazione perde la sua autenticità e il turismo diventa standardizzato. Per garantire la sostenibilità a lungo termine, è cruciale promuovere un turismo rigenerativo che non sovraccarichi le città, ma valorizzi i piccoli comuni e le tradizioni locali, creando un modello equilibrato e duraturo.

Ruben Santopietro
Ruben Santopietro
Imprenditore ed esperto in marketing territoriale, Santopietro è il CEO di Visit Italy, la principale piattaforma indipendente per la promozione dell’Italia a livello globale. Visit Italy è una media company che racconta l’eccellenza del paese, informando i viaggiatori sui migliori luoghi ed esperienze da non perdere. La piattaforma ha una vasta community online di oltre 4,1 milioni di viaggiatori e lavora per supportare destinazioni e aziende nella pianificazione di campagne di marketing del territorio ad alto valore e basso impatto. Nel tempo libero, coltiva la sua passione per l'arte, l'attività fisica e l'esplorazione dei luoghi più affascinanti del mondo.